Quello che sono ha il mio nome.

Mese: Gennaio 2005

(Untitled .01)

E mi guardi con occhi iniettati di sangue. E di sangue mi nutri. E di sangue si sporca, il tuo volto che piange. E’ di gelo il tuo tocco e come brina, morirà nel sole. E di sole morirà nei tuoi occhi, quel ricordo, se di ricordo sei fatto tu che sei solo ricordo, un ricordo sarai per me che son solo notte, e di notte son fatto. E una nota sarò nella notte e suonerò con il vento, se di vento son fatto. Sarò di ghiaccio, se di ghiaccio sorridi, io sarò ghiaccio. Se sarai vetro. Un altro naufrago s’è perso ad Occidente e ti dico ancora… che sarò pace se la pace vorrai sarò quiete pura, e silenzio avrai in cambio se le labbra chiuderai, se silenzio vorrai, le mie labbra chiuse avrai. E dannazione ti darò se mi tormenterai, se mi vorrai dannato, io ti darò il tormento, se un bacio mi darai, io ti darò il peccato, demonio diverrò nel fuoco del peccato.

In fiamma s’avvolge l’anima mia quando non dorme. In fiamme divampa. Di luce stanca. Ardente di te, nel vivo della notte. Nel nucleo della fiamma. E d’attesa mai stanca. Tra le fiamme divampa l’anima mia quando non dorme. Rovente di te. Di luce blanda. Nel vivo della notte. Nel nucleo della fiamma. E in fiamme s’avvolge l’anima mia che il tuo sangue ha bevuto. E nell’alba s’avvinghia. A ritmo di una danza. Ardente di te, nel vivo della notte. Nel vivo della fiamma.

E ora senti com’è amorfo, il battito, quel quieto pulsare, morbido, vivido, fra le rughe di velluto del silenzio, tessuto sul tuo viso.

(Letters From Hell, Chapter IX)

[A Return Ticket To Hell]

file numero ventisei

Hopes and Fears di una vita bastarda. Datemi un sogno in cui credere. E’ la mia unica richiesta. Uno soltanto. Datemi i segni del mio tempo e tutto ciò che mi si spetta, di diritto. Qualcosa con cui fottermi da solo. Una caramella. Emoglobina. Paroxetina in polvere da inalare. Serotonina pura. Da ingoiare col cucchiaio. Come sciroppo per cani. Neuroni nuovi confezionati in scatola. Biglie con cui giocare. Sono le ore 3 di una notte puttana. Sono disteso su un lenzuolo verde. tende sterili di incerato azzurro mi sottraggono alla vista del mondo. Un mondo in eurovision che scorre a gocce dosate con cura dalle flebo. Un ago infilato con precisione e sadismo chirurgico nel basso ventre. Mi crea dolore. Vorrei gridare. Forte. Vorrei godere di tutto questo. Del male inflitto. Se solo potessi. Se solo potessi gridare tutto questo dolore che tampona altro dolore. Più profondo. Preciso. Deciso. Sono malato del cancro del secolo. Sono malato di vita e speranze distrutte. Di regali deludenti trovati sotto l’albero. Vorrei sentire un Kurt gridare che non sono il solo. Con tutta la sua rabbia. la sua disperazione. Datemi tutte le benzodiazepine del mondo. Vorrei dormire e fare un sogno meraviglioso dove angeli posano nudi e mi avvolgono con ali bianche offrendomi superalcolici. Vorrei esplodere di colpo. Tornare a godermi i miei sballi settimanali, le mie scopate storiche. Ho voglia che il mondo mi sia vicino, sentire tutti quelli che mi amano amarmi ancora di più. Morire di nuovo e rinascere.

Superstite del volo 583.

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