Mi entusiasma l’idea di un altro inverno da passare insieme. Incontrarti in stazioni ravvolte nel freddo. Le tue macchie rossastre sul viso. La tua giacca di pelle. Poi dormire, l’uno addosso all’altro. Scivolarci dentro. I mattini assonnati. Era il venticinque luglio, mancava soltanto la pioggia. Poi era un po’ come in un film. Tu che arrivi da lontano e mi aspetti sotto casa. Io che scendo. La tua faccia di bimbo. Quel silenzio riempito.

Nel mio mondo non ci sono mai ritorni. Le persone sono frecce che ti passano attraverso. Se ne vanno troppo presto. Mentre tu sei l’eccezione alle mie regole. Non importa ciò che è stato in questi giorni senza senso. Se ho guidato per le strade un corpo privo di me stesso. Se eri vuoto e non hai sentito voci nel silenzio. Se l’averti perso pochi giorni è servito a ritrovarti. Imparare dagli sbagli. Ripartire dall’errore. Risanare le ferite.

A volte servono prove per capire quello che conta davvero.

> Siamo ancora io e te, contro il resto del mondo <