Quando tutto precipita nel profondo. Forse è ora di gettare polvere. Su ciò che è andato storto. Quel sentirsi amorfo. Tutto avanza a scatti. Ritmicamente cadenti. Graffi. Taglienti. Parole. Spente. Pellicole sbiadite. Forse è vero, dovrei. Lasciarmi adagiare sospeso fra i lembi del buio. Di questo buio. Distendermi leggero sui granelli di polvere ancora intatti. Togliermi i capelli dagli occhi. Scoprirmi la fronte. Deliziarmi di cose proibite. Assaggiare le lame taglienti. Di un nuovo corpo da esplorare. Quel fremito pulsare. La lingua. Scorrere. Le membra. Premere. La carne. Contro. Schiacciare. L’affanno. Svanire. Forse dovrei, ma non voglio. Sentire ancora richiami lontani ed echi ghiaccianti di voci mai udite. Cantare la morte e perdermi ancora in scene distorte, assonnate. Contorte. Sentire le membra vibrare. Suonare. Cantare. Gridare. Mentre un assolo ti guida pian piano verso il tramonto. Raccoglierlo. Amarlo. Fotterlo ancora e ingannarlo. Perché lui ti guidi verso un’alba senza luce. A ombreggiarti gli zigomi. Svegliarsi. Quando il mondo dorme. Raccontarsi di quanto sarebbe bello, se fosse ancora notte. Per sempre notte. E restare in silenzio. Ad ascoltare i battiti di queste carcasse chiamate cuori. I rumori. Del buio. Le creature

che l’abitano. Contemplare. Lo splendore racchiuso nei colori scuri. Che per noi sono luce. Respirare. Quelle essenze per gli altri irrespirabili. Avere. Uno spazio per noi, per vagare, dannati e felici. Forse è ora di accettare. Quanto il mondo sia diverso, da noi. E quanto bello, raro e prezioso sia, il nostro rifugio. Il buio. Questo buio. Questo esistere che vacilla incerto fra i frammenti di vetro. Quella fiamma infuocata sul lume di una candela. Che ora danza padrona. Che ora scioglie il mio corpo di cera. Che dipinge destino d’ombre senza menzogna. Di noi. Persone senz’ombra. Fiamma. Che volteggia sovrana. A dipingere nuove tempeste d’ombre. Sui muri. Che si corrono dietro in eterno senza mai afferrarsi. Che non si danno pace. Come noi. Che siamo ancora qui. Inseparabilmente uniti nella carne. Da un sigillo antico. Forse è ora. Il momento. Di imparare ad amare questo mondo di tenebra. Di viverlo a fondo. Imparare. Ad averne rispetto. Questo dolce buio, dove riposano i nostri respiri profondi. Dove si disegnano i destini, di noi ombre vaganti. Fantasmi dei tempi. Che si posa sulle ciglia aggrottate, sui volti piangenti. Sull’inquieta poesia. Di deboli anime macchiate di porpora. Soffice e astratto rumore che mormora, evanescente.