Lo so che i tuoi sogni erano rosa.
Se c’è una cosa che amo è leggere la speranza nei tuoi occhi.
Se c’è una cosa che amo. E’ regalarti sorrisi.
Ma non sono mai stato bravo a donarne. Non a te.
Anche i miei sogni erano rosa lo sai?
Volevo solo la semplicità. La possibilità. Avrei voluto una famiglia che si fosse occupata meno del lavoro e di più di noi. Meno della salute del corpo e di più di quella dell’anima. Avrei voluto poter fare una sola volta nella vita una vacanza insieme in qualche parte sperduta del mondo, magari neanche troppo lontano. Solo per poterci poi immortalare felici e spensierati in una foto da custodire in un album di famiglia. L’album che non abbiamo mai avuto. Mai iniziato. Mai finito. Abbiamo solo foto sbiadite, sparpagliate qua e la’ e poi riunite confusamente. Foto scattate di casa in casa. Mai nella stessa. Mai con le stesse persone. Mai con un vero sorriso. Mamma. Non lo avresti voluto anche tu?
Notte amore. Ti voglio bene. Baci.
Ma non sei stanca di volermi bene? Ma non lo vedi quanto sono cattivo? Un angelo senz’amore. Il tuo angelo nero.
Avrei voluto tanto gridartelo in faccia quel “ti voglio bene”. Almeno una volta.
Ma non ci sono mai riuscito.
Ogni notte chiudo gli occhi pensando, che domani le farò una sorpresa. Domani la abbraccerò stretta e le dirò quanto le voglio bene. In ognuno di quei domani poi, sono io a sorprendermi. Del coraggio che non ho. Dell’angelo bastardo che sono.
Eppure ti amo. Tanto anche. E forte.
Non sono le offese che uccidono. Sono le parole non dette. Non sono le lotte. Sono i silenzi. Eppure quel muro è crollato, molto tempo fa. Eppure mi hai accettato. Per quello che sono. Per tutto quello che sono stato. Per tutte le cose sbagliate e sporche che ho fatto. Eppure mi hai preferito così. Sbagliato, ma vero. Eppure non mi hai mai negato la tua benedizione. Nemmeno quando il treno mi portava via da casa. Nemmeno quando mi lasciavo immortalare nella carne e strappare via la pelle e la purezza, regalandola così come se fosse niente. E tu lo sapevi e mi hai amato così. Incoraggiandomi sempre. Per qualunque causa, in qualsiasi luogo del mondo io mi trovassi. Io che non ho saputo mai star fermo. Io che non ho saputo mai recitare una parte diversa da quella dell’Angelo sguaiato e maldestro. Eppure sei tu che mi hai insegnato quanto un rapporto può diventare meraviglioso, se lo si vuole in due.
Me lo hai insegnato tu. Che un miracolo a volte è possibile. Tu ed io, con i nostri sacchetti di plastica e un motorino, siamo sempre riusciti ad evadere in luoghi migliori. Quante volte. Siamo scappati via insieme. Tu ed io. Siamo riusciti a trasformare le numerose tragedie in possibilità. In cambiamento. Io me lo ricordo ancora sai? Quando mi tenevo stretto a te su quel motorino. Con la speranza bambina che quella strada e quelle buche ci avrebbero portato in un posto migliore. Io mi fidavo di te. E solo di te. Mamma.
E non mi credere quando ti dico che è colpa tua. La colpa non è di nessuno. Strappami la maschera dell’egoismo ed uccidimi. A qualcuno devo darla la colpa, per la vita che non ho voluto. Per le cose che non abbiamo mai avuto. Strappami la maschera dell’egoismo ed uccidimi. Se lo faccio ancora.
Abbracciati a me ora e dammi l’anima. Vorrei poterla guarire. Almeno quella.
Quando me ne sono andato da casa, ogni sera mi trovavo da solo nel letto e piangevo. Ma non te l’ho mai detto. Non potevo pensare a te. Non potevo pensarti. Eri un pensiero da evitare. Perché ogni volta che mi venivi in mente mi mancavi così tanto che scoppiavo in lacrime.
Molte cose non ti ho mai detto. Ma avrei tanto voluto farlo.
Ora piango per le parole mai dette. Per i gesti mai fatti al momento opportuno. Per i sorrisi che non ti ho regalato. Avrei voluto donarti molte cose. Una laurea, un nipote. Avrei voluto darti un figlio normale. Avrei voluto sorprenderti diventando un mago, uno scienziato, un pagliaccio, un cantante, un astronauta. O semplicemente un impiegato capace di alzarsi ogni mattina alle sette e lavorare nove ore al giorno. Ma non mi è stato possibile. Perché di tutte le possibilità è uscito l’errore. Un piccolo essere dotato di poca resistenza fisica e di troppo dolore. Un angelo sbagliato. Mamma.
E’ triste ritrovarsi grandi senza essere cresciuti.
Io restavo zitto al fianco. Quando mamma stava male. E sembrava Pulcinella. Dentro al pigiama bianco… Te la ricordi quella canzone? Tuttora non la posso ascoltare. E’ dolore allo stato puro gettato su pelle scarnificata. Perché io ti stavo zitto al fianco, quando stavi male. Quando sembravi Pulcinella. Fra silenzi d’ospedale. Dentro al pigiama bianco. Mamma.
Abbracciati a me ora e dammi l’anima. Vorrei poterla guarire. Almeno quella.
Io e te siamo andati contro ad ogni regola. Abbiamo reso possibile un rapporto speciale. Io ti ho insegnato che si può amare lo stesso, non importa chi, se uomo o se donna. Tu in cambio mi hai insegnato il vero amore. Quello che hai sempre provato per me. Ora abbracciami. Insieme ce la possiamo fare. Di nuovo, da capo. A rendere possibile un miracolo. Possiamo ancora stupire il mondo. Possiamo ancora sentirci speciali. E riderci su, come un tempo. Mamma.
Abbracciati a me ora e dammi l’anima. Vorrei poterla guarire. Almeno quella.
Te lo ricordi quando quel giorno piangevo disperato perché volevano iniettarti nel braccio quella polvere bianca, e tutti cercavano di convincermi che era medicina, ma io non ci credevo. Avevo solo pochi anni di vita. Eppure percepivo già il male. Mamma non lo fare. Mamma non lo fare. Mamma non lo fare. E poi dopo ero solo in quella macchina, ero sveglio, e vi guardai morire. E poi obbediente aspettai seduto sul sedile posteriore. Aspettai il tuo ritorno. Guardavo siringhe. E lacci emostatici. Aspettai il tuo ritorno.
Aspettai il to ritorno.
Aspettai il tuo ritorno.
Aspettai il tuo ritorno come si aspetta un Natale.
Lo so che è stato solo un errore. Non ci sono colpe. Strappami la maschera dell’egoismo ed uccidimi. Se lo faccio ancora.
Abbracciati a me ora e dammi l’anima. Vorrei poterla guarire. Almeno quella.
Ho ancora un disperato bisogno di te. Abbracciami ora e dammi il cuore. Lo renderò più leggero e guarirò ogni ferita. Abbracciami ora e dammi la mano. Scappiamo via insieme su un motorino. Come un tempo. Con dei sacchetti di plastica con dentro i vestiti, e qualche spicciolo in tasca. Possiamo farlo ancora lo sai. Abbracciami ora e dammi l’anima. Ti guarirò da ogni malattia. Abbracciami ora e sorridi. Possiamo scattarci una foto e cominciare quell’album. Quello che non abbiamo mai avuto. Rivoglio la tua faccia di un tempo. Quella faccia di bambola che tu sai. Rivoglio i tuoi capelli lunghi. Abbracciami ora e guardami cambiare. Possiamo inventare un altro miracolo insieme lo sai. Insieme ce la possiamo fare. Abbracciami ora e dammi l’anima. Strapperò via ogni dolore. Riposati ora. Non parlare. Che all’anima ci penso io. Lascia che gli occhi ritrovino il dono di guardare oltre. Lascia che riposino.
Grazie Mamma