Gli occhi. Il cuore. La pelle. Il suono acuto di un pianto. Frantumarsi di sottile cristallo. Visione. Sogno. Connessione. Dentro una stanza senza pareti. Tra le nostre parole.  Non c’è più spessore. Solo sottile congiunzione.  A volte sento che, è troppo ciò che sento. Ma ho sempre ambito alla crescita. Senza curarmi del suo prezzo. L’attenta ricerca della sfumatura. Del dettaglio, l’elevata espansione. Il trasporto. La più alta aspirazione. Dio quanto siamo cresciuti. Senza rendercene conto. Sono sempre rimasto a guardare. Come un angelo appeso al soffitto. Elevati a una potenza che lo spazio non contiene. Ora la notte non basta. Il cielo si è fatto più stretto. E ciò che è intorno comincia a restringersi… piano piano… Il pensiero riesce a commuovermi, come poche cose al mondo. La fretta. Le corse. Le grida. Gli amici. La smania che sento. La pienezza che respiro. La voglia di restare. Volare. Tremare. Di sentire le vene rigonfiarsi di vita. Il loro pulsare. Nonostante quest’ansia che sento sia un lavoro a tempo pieno. Quando il diavolo sta dentro ai dettagli. Respirare sott’acqua. Dentro un’apnea emozionale. Sottratto di colpo dal cielo. Sbattuto sul fondo di un mare. La fatica di riemergere. Trattenendo il fiato, per minuti senza fine. Ma ho mani a cui aggrapparmi. Siete voi le vie d’uscita. Il mio spazio. La mia aria.

Questa notte è per voi il mio quadro.

Fatto di tempera immortale.