E’ tutto così simmetricamente imperfetto. Fa quasi schifo. Luci svaniscono. Tutto è così leggero e relativamente importante. Ho fame d’amore. E di sostanze chimiche. Ho fame di silenzio e di verità. Di dolce e amaro disincanto. Un nettare dolciastro. Embrace me. E’ tutto così ondeggiante ed astratto. Quanto inebriante frastuono. Sono assuefatto e stordito. Luci mi corrono incontro. Ma io neanche mi muovo. Forse nemmeno mi vedo. Guardo figure plasmarmisi intorno. Languide bocche che parlano. Avide mani che chiedono. Tutto è così tristemente diverso. Sono sedato fin dentro le ossa. Una parola bemolle, lontana.

Perché ogni attimo era esteso all’eterno… Infinitamente esteso nel tempo… Erano attimi sospesi negli occhi…

(Vivo in un film. Volo di scena in scena. Corro di taglio in taglio. Sono partenze e arrivi. Massima sosta in casa, sette ore. Vivo di treno in treno. Fuggo cercando il niente. L’audacia di una carezza. L’incertezza di un respiro rubato. Presuntuoso come pochi, melodrammatico bastardo.)

Tempo di show: apri il sipario, gli angeli danzano nelle notti d’estate. Apri il sipario. Ombre notturne ad accoglierti, fiocchi di zucchero a ucciderti. I capelli nel vento. Le ali del tempo. Imperfetto. Una sigaretta. gli occhi ciechi. Sorseggiare Campari. Passanti curiosi. Risa. Rossetti. Cadute. Riprese. Riflessi. Vento leggero. Lingue distratte. Riti. Occhi socchiusi. Mosse azzardate. Toccarsi per caso. Incanto. Lenzuola. Sudore.