Quello che sono ha il mio nome.

Mese: Luglio 2012

[Come ci vedevano gli altri]

 “Vi seguivo su Facebook, pensavo buffo, nel senso che sembravate due maschiacci, e il pensiero invece che c’era una storia anche d’affetto tra questi due tipi mi faceva sorridere e piacere.”

Daniele

Ciao Daniele, ho saputo troppo tardi. Grazie per essere stato, nella distanza, sempre protettivo nei miei confronti, e scusa per tutte le volte che ho ignorato i tuoi messaggi. Quando mi parlasti del tuo male lo facesti con una naturalezza spiazzante, come fosse una cosa da tutti i giorni. C’era speranza in te. C’era forza. Mi rattrista sapere e pensare, a distanza di anni, che l’abbia vinta lui. Un pensiero intenso, ovunque tu sia. (2022)

[Luglio. Inverno dell’estate.]

Luglio di soli tre anni fa si è portato via molte cose di me, che niente mi potrà restituire. Si è preso il mio sonno. Parte del mio sorriso. Il mio riflesso. Una parte di me. Si è preso la festa del mio compleanno, rendendola una data in cui piango fino a soffocare, nonostante ogni anno provi a non pensarci, mi illudo di farcela, di riuscire a non versare una lacrima, di farlo per lei, che ancora sento accanto a me, e la sento tanto da star male, da svegliarmi nel dolore e mettermi ad urlare, eppure, quel ricordo è ciò che mi mantiene vivo. E penso a quanto la vita faccia schifo a volte, a quanto i posti ci vadano stretti, a questa voglia continua di scappare, di andare via, a questa continua e disperata ricerca della felicità. Questa dannata felicità. E penso a quanto è difficile riuscire a trovarsi, qui dentro, in questo mondo del cazzo, in questo casino che è l’esistenza, a quanto è difficile incontrarsi. Eppure una volta trovati, non riusciamo a star bene lo stesso, ci fermiamo un po’, e poi ricominciamo a cercare. Quel senso di insoddisfazione distrugge tutto. Cominciamo a ingannarci, a ingannare noi stessi, illudendoci che tutto vada bene, che tutto sia normale.

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