Quello che sono ha il mio nome.

Mese: Febbraio 2008

[Giocattoli Rotti]

Mi manca la semplicità di quando le stelle riuscivamo a sentirle direttamente sopra la testa, e non erano solo spilli infilati in quella coltre abissale di buio pesto.

Mi manca anche un po’ la tua mano. Allora si che le stelle erano vicine. Sembrava di averle sotto ai piedi. Di starci seduti sopra. A osservare il mondo lontano. La notte era di un blu fantastico. Si respirava sottile quiete. Una città prima dell’incendio. O riaccesa dopo un black out.

Ora siamo due giocattoli rotti. Appesi al filo della speranza. E lasciati ad asciugare.

Ti prego ora abbracciami e dimmi che le stelle ci sono ancora.

Qui.

Sopra di noi.

(“Vorrei mi cullassi quasi fossi un infante. Un giocattolo inerme.
Un incendio dei boschi. C’è un silenzio fortissimo.
Dimmi solo che è un attimo. Dimmi ancora che adesso ritornano.
Albe intense e magnifiche. Fiori colti da spasmi.
Stanze sole e pienissime. Stammi dentro.
Vieni dentro e poi stringimi. Nell’immenso rimani.”)

Isabella Santacroce.

[Stop << Rewind]

[Rewind]

Qualche volta avrai sentito anche tu il bisogno di sentirti speciale per qualcuno che a tua volta senti essere speciale. E poi stupirti quando ciò che speravi accadesse ti viene in qualche modo verbalizzato. Ti senti davvero bene, quando realizzi di aver colto nel segno. Senza strane strategie. Senza forzare niente. Semplicemente essendo te stesso. Ho chiesto a mia madre cosa ne pensasse. Ha detto che è una cosa bellissima. A volte è incredibile. Forse mi ha visto sincero quando le ho spiegato quello che volevo. Mi ha quasi ammirato. Ha detto che se davvero ci tengo, questo è l’unico modo che ho perché vada a buon fine. Ed ha aggiunto che se tornasse indietro lo farebbe anche lei. Per un attimo voleva essere me. Senza quella rivalità che c’è sempre tra madre e figlio. Mi ha abbracciato un minuto e io volevo dirle che quello che ha è straordinario. E che non doveva invidiarmi per qualcosa che nessuno potrebbe mai dire se sia giusta o sbagliata. E che non è troppo importante cosa sia giusto o sbagliato. Purché non nuoccia a nessuno. Mi sento così bene da star male. C’è un leggero senso di mancanza. Credo sia l’assuefazione che da. La dipendenza. È una droga infallibile. Che devo imparare a dosare meglio.

[Stop]

Non posso fare a meno di amare le cose che ami.

E di sentire quel senso dal profondo, che tutto ciò che è mio, è anche tuo.

Visceralmente.

[Apnea]

Loro sono come me in fondo. Ci accomuna l’esser nati simili. Eppure mi chiedo cos’è che ci divida. E la risposta schizza innanzi agli occhi fulminea e disarmante. Sono io. E’ la mia ombra. Il mio cancro. Sono queste ali nascoste sotto la maglietta firmata. La natura complessa ed eclittica di un me camuffato da uno qualsiasi.

Solo tu. Solo tu sai. Solo tu sai come disciogliere un respiro, nel nodo di un’apnea.

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