Il respiro ci condanna qui. Come l’edera al muro. Fame insaziabile di annullamento. Cola poco a poco come cera fusa. Dai nostri visi. Cuciremo la nostra carne insieme. Membrane Inseparabili trafitte dal destino. Come l’ago dal filo. E venne il tempo di riunirsi al tempo. Di celebrare i vecchi riti custoditi nei cassetti. Porto in tasca una copia di backup di me stesso. Se dovessi perdermi. Dipingi di nero i miei occhi affinché la tua ombra io possa portare con me. E conservami. Nelle tue tasche strappate. E ricordami. come sabbia di un sogno. Ed invoca. La mia anima dagli inferi. Perché io ascolterò.

E mi immergo in abissi sempre più fondi. Forse stavolta non sarò di ritorno. Non lo so. Mi sono perso nel vorticoso spirare del tempo. Là dove la terra ritorna alla terra prima che l’alba sopraggiunga. La’ dove vomitano gli angeli. Dove ridono i cadaveri. Dove bruciano le sterpi. E perdonami se nella mia casa la luce non filtra. E Perdonami se qualcosa mi costringe a vivere così, invisibile agli occhi degli altri e nascosto qui dentro. Non tutti siamo fatti per risplendere. E nemmeno per sorridere sempre. Ho dipinto le pareti d’argento. Forse ora brillerà di più questo mio mondo. Forse ora sembrerà più vero. Quelle insonni notti sembrano passate. La luna sta’ inchiodata al cielo. E l’edera sul muro. Inesorabilmente mi allontano. Da me. Da te. Da quel resto del mondo. Che forse non esiste. Potrei spingere un bottonecancellare tutto. ma l’anima chiede ingorda di te. Dobbiamo unirci. Come l’edera e il muro. Come l’ago ed il filo.

E mi riposo come posso. Le lenzuola sgualcite. Il mio scheletro vivo. Io mi nutro. Dell’amore avanzato. Sono stato. Da due labbra annientato. Dai proiettili ucciso. Dall’amore non dato. Da quel buio infinito. Mi ripiego. Sono tela stirata. Sono carne. Data in pasto ai molluschi. Mi ritrovi. Dove iniziano i boschi. Sogneremo. Quelle terre deserte. Compiremo. Degli inutili gesti. Noi trafitti da un vago silenzio. Noi sconfitti. Come l’ago dal filo.

E quei sogni distrutti. Come onde. Sugli scogli dell’odio. Tieni in tasca. Copie di backup. Di una vita al limite. Le ore si avvicinano. Le lacrime impazienti. Di essere leccate. Dalla tua lingua satura. Di menzogna. Dovessi perdermi stavolta non so se tornerò. Ho dolori che non posso sedare. Le mani stranamente morbide stasera. Cercano e consumano. Disarmano. Distruggono. E gli angeli schierati al fronte. Assistono al massacro. Sfacciati bastardi. Potrei premere un tasto e cancellare tutto. Il silenzio della notte suggerisce. Una lenta ritirata. Ma non ascolterò. Frattali. Impressi nella mente. Silenzi. Distrutti da un respiro. Famelica la notte riderà con noi. In mare aperto. E il tempo buio. Quel tempio oscuro dove prendemmo rifugio. E l’anima sottile percepisce irrequiete visioni. L’impavida avvenenza si plasma fra le mani. Il gufo sopra i rami accompagna. il morire della notte. Tenore sopra i rami. Terrore delle grotte. Timone di una nave. Colpita. Ma non ancora affondata. Se l’anima è immortale il cuore perde sempre. Sconfitta inevitabile che la mente non comprende. Assenzio nel bicchiere. Proiettili d’argento. Disossa le mie carni fino al palpito finale. Quell’ultimo respiro. Vorrei che fosse tuo. Cadere nel profondo. Finché non torno a te, tremante. E la luna rimescola. Gli animi. Ed il suo manto si posa dove ombra non si è mai adagiata. Ed il corpo si consuma, torna al niente. Dopo tutto ti ho donato la bellezza. E impalpabile il tocco si posa. sulla pelle macchiata d’argento. Quella schiena ricurva in avanti. porta il peso di troppi compromessi. Quelle labbra mordicchiate coi denti. Carne che non si riproduce. Noi resteremo uniti. Beato chi non teme la notte. poiché la notte nel cuore porta. E chi di luce s’inebria. nel suo triste cammino. Luce che acceca i miei deboli occhi. Che mi vennero dati. Per guardare al di là delle cose. Due stelle ormai morte. Riaccese per un’occasione speciale. Quando tu venisti leggero in avanti fluttuando nell’aria. Quando facesti di me un bozzolo da custodire, teneramente. Quando mi donasti la chiave del cielo. Non l’ho dimenticato. Sono solo un vampiro che si nutre d’indifferenza. Che vive sospeso. In quella connessione perpetua tra il passato e il presente. Fra l’antico e il moderno. Fra l’edera e il muro. Fra l’ago ed il filo.

in this room we can’t touch the floor

in here we’re all anemic in here anemic and sweet