Quello che sono ha il mio nome.

Mese: Marzo 2012

[Sparare o Affondare?]

Vorrei la testa piena di acidi rumori che si sovrappongono. Non questa sensazione di sordità, quest’anestesia emotiva. Non questo cuore pieno di grazia. Non quest’infinito precipitare. Avere il dono della scelta perfetta. Della vista infallibile. Non sbagliare un colpo. Non provare alcun sentimento. Il cuore pieno di proiettili. Non questa vertigine. Le braccia d’acciaio. Ora vorrei che un rumore assordante spezzasse il ronzio del silenzio e mi dicesse cosa-cazzo-devo-fare. Sparare o affondare?

[Nelle Stanze]

La cosa che più mi fa male è dover lasciare questa casa. Per l’amore che ho per lei, per i suoi colori, i suoi spazi, i suoi difetti, il suo arredamento etnico, i suoi quadri moderni. Le crepe sui muri. I suoi motivi di fiori. Il suo modo di accoglierti. Il suo ordine. La sua poca luce. Il suo odore di spezie. Il silenzio. Forse era diventata troppo antica per me, le sue stanze troppo grandi, ed io troppo solo qui dentro. Forse senza accorgermene avevo cominciato a rimpicciolirmi, fino a diventare minuscolo, e le sue pareti a crescere a dismisura, ingoiandomi. Forse i miei sogni erano troppo immensi. Troppo piccolo il cuore, troppo strette le vene, per sopportare tutto. Forse non sono neanche troppo bravo a lottare. Oggi, per la prima volta, nelle mie stanze ho paura. Vedo il loro vuoto e non la festa di ogni giorno. Le cene, le risate, la musica, gli amici, i rientri alle ore più impensate. E poi le lacrime, gli abbracci, corrersi incontro, festeggiare. Dividersi, ricongiungersi. Gli screzi coi vicini. Pasticciare in cucina. Le litigate. Fare la pace col sesso. Le tenerezze. Celebrare gli istanti. Sentirsi al sicuro e al riparo dal mondo. Mi dispiace, ce l’ho messa tutta, avevo altri piani per noi, ma questo mondo, non ci lascia speranza. Restami addosso.

[Pellicole Sbiadite]

A volte mi rivedo in vecchi video. In foto catturate di sfuggita o fotogrammi ritrovati in streaming. Roba di una vita fa. Guardo incredulo i contatori che segnano le centocinquantamila visite e scopro mi si vende a un euro e cinquanta al minuto in pay per view. Sorrido come un bambino inebetito perché trovo divertente riguardarmi dove non mi vedo più. In universi ormai così lontani dove di me rimangono soltanto pellicole che ormai nessuno compra più. E’ strano pensare che qualcuno ancora si stupisca e incredulo mi chieda perché l’ho fatto. Non c’è assolutamente niente di cui io sia pentito e come ho sempre detto a chiunque mi abbia chiesto lo rifarei ad occhi chiusi. Ho avuto la fortuna di avere sempre l’appoggio e il consenso delle persone a me più vicine e non ho pertanto alcunché da nascondere o di cui provare vergogna. Mi dispiace soltanto che in quelle pellicole si mostri solo la carne e una realtà tanto subdola e artificiale, e non trasparisca alcunché di tutte quelle emozioni, di quell’adrenalina, dei pianti e le risate che ci hanno pervasi. Probabilmente la vera pornografia sta dietro le quinte dei set, e dietro a quest’ultime, lontano dalle inquadrature, a volte si celano storie di una tristezza inaudita. Le pellicole sono solo un’immagine fredda e scolorita senza nessuna storia da raccontare.

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