Se provo a pensare al mio cuore lo immagino un piccolo organo di color nero brillante. Un coraggioso ricettore d’impulsi che pompa sangue denso e brillante nei sui ventricoli. Lo immagino pieno e rigonfio, ferito e mai stanco. Mi stupisco della forza che ha. Della fame che sente. Dell’atrocità con la quale si contorce e si stringe quando non può avere quello che chiede. Un po’ mi assomiglia.

Un giorno o l’altro impiccherò questo dannato cuore con un laccio emostatico, e ti costringerò a uscire, colando lungo le braccia, dai buchi nelle mie vene. Sarà come rinascere.