Quello che sono ha il mio nome.

Mese: Maggio 2012

[Ali in Tempesta]

Sono così abile a ordinare le parole in prosastiche sequenze, eppure, non so articolare quelle più brevi e più semplici. A volte mi faccio soffocare dai pensieri e le stronzate esistenziali e non mi accorgo che non sto pensando ad altro. E tu diventi una voce lontana che al telefono mi parla alla quale dico molte cose ma mai le più importanti.

Sento ancora qualcosa che brucia, qui dentro. C’è ancora del fumo che riempie le stanze ed io non respiro. Vorrei trasformare queste ali in tempesta. Trasformare le ali in tempesta.

A volte pecco di immediatezza, il difetto che mi acceca nella rabbia consiste nel non dar importanza alle piccole cose nel momento in cui accadono, ai gesti, ai segni, agli sguardi. Nella rabbia io non vedo. Solo dopo mi accorgo di quanto fossero importanti. Così non ho modo di rispondere. Magari ci ripenso all’ombra di una candela che accompagna le mie notti insonni, e allora vorrei averti qui, per dirtelo, guardandoti negli occhi… mentre lenzuola blu con disegni di stelle e pianeti avvolgono i nostri corpi nudi prima di addormentarci l’uno addosso all’altro, in un sabato notte che all’alba ci avvolge, arruffati e stravolti.

Ma può la spiga piegata dalla grandine del dubbio, rialzarsi e ondeggiare al vento della vita?

Tredicesimo giorno del sesto mese dell’anno duemiladodici.

[Passi]

Nonostante la paura mi attanagli, ed il tempo mi schiacci fra attese e spezzati respiri, non posso che abbandonarmi. Nella speranza che domani il sole in me ritorni a splendere. Rispondere alle tue domande. Parlare nelle tue parole. Ritrovare il fiato. Trovare il modo per restare centrato sulla reale entità delle cose, nonostante la percezione che ne ho, sia largamente amplificata. In questa voragine tutto è più enorme. Avessi almeno il dono di capire dove finisce il sogno e dove comincia il reale, non salterei come una molla ad ogni battito. Tienimi a terra. Prima che il vento mi spazzi via. Non avrei voluto leggere quelle parole. Non le ho meritate. Sento di aver fatto un passo indietro, ma non per mia scelta. Una precauzione. Un normale meccanismo di auto-difesa. Alzare barriere intorno al cuore. Evitare le ferite. Riportami dove eravamo rimasti. A quel punto lontano che avevamo raggiunto. Ricordo quella telefonata. La tua terrazza. Il rumore del traffico. La tua felicità. La tua pienezza. Quel piccolo passo che verso di te avevo fatto. E’ lì che vorrei tornare. Sparare a tutte le stelle. Trasformare le ali in tempesta.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén