Mi disse voltati Angelo. Ed io mi voltai. Hai gli occhi sporchi. Che cosa hanno visto. Che cosa hanno visto, quegli occhi. Che io adesso non vedo. Hai il viso dilaniato da ferite invisibili. Gli dissi, voltati Angelo. Guardami. Fatti abbracciare. Gli dissi, senza parlare. Strinsi il cuore e gli dissi, insegnami, insegnami come si fa. A smettere di volare. Ho occhi grandi nel cielo, ho occhi grandi, coi quali ho visto. Troppe cose. Troppi voli ho visto. Vorrei fermarmi. Smettere di cercare. Vorrei fermarmi per un secondo e poter finalmente dire. Sono arrivato. E respirare la stessa aria di tutti. Quell’aria che per noi è sempre stata irrespirabile. Gli dissi così, senza parlare. Io credo in una favola. Che un giorno mi sono raccontato. Un giorno che per me decise il distacco. Non sarei mai stato come gli altri. Non sarei mai stato come loro. Ed ho volato così tanto. Che ora vorrei solo imparare come si fa. A smettere di volare. Ora voltati angelo. Guardami. Sei l’angelo dalle ali stuprate e gli occhi sporchi di volo. Ma puoi ancora volare. Gli dissi riposati angelo. Vorrei levigarti tutti gli spigoli dell’anima. Vorrei prestarti un minuto la testa per farti vedere quel che ci passa dentro. Si, solo un minuto, solo un minuto basterebbe. Allora non mi lasceresti più. No, non lo faresti. Poi chiuse gli occhi e mi disse… perché dovrei crederti, perché dovrei. Perché ho volato già troppo, e ora vorrei solo imparare, imparare come si fa, a smettere di volare. Perché scelsi le vesti dell’Angelo Nero in quanto diverso. Perché ho sempre volato all’opposto delle correnti. Sempre volato all’opposto, dei venti. Vorrei leccarti le dita gli dissi… perché… Non c’è un perché. Per regalarti dolcezza in modi non convenzionali. Io sono così. E quando amo poi esplodo,  e non ce la faccio a ingoiarmi. Insegnamelo tu. Insegnami come si fa a tagliare questi fili. Sei strano mi disse. Se cerchi la normalità con me non l’avrai. Non mi appartiene. E’ cosa mia. Vivere l’amore con sofferenza. E’ cosa mia. E’ cosa da pochi. Perché l’amore è anche sofferenza. Perché amore nella mia concezione è ucciderci a sangue e salvarci ogni volta. E’ assaporare quella gioia infinita che l’uomo mortale non prova. Quella di ucciderci a sangue e salvarci ogni volta. E poi godere di quei momenti così intensamente. Come l’uomo mortale non prova. Siamo nati Angeli. Non puoi smettere di volare. Mi disse. Voltati angelo. Fatti abbracciare. Gli dissi. Senza parlare. E’ cosa rara, lo sai, di questi tempi. Un abbraccio di quelli veri che uccidono. Che spaccano l’anima in pezzi. E ti risucchiano così, in un attimo da quel baratro in cui i giorni ti hanno spinto. Giorni sembrati eterni. Te lo darei. Ne morirei. Lo sai. Mi disse spogliati ora. Sono già nudo da un pezzo. Solo che non lo sai. Sono già nudo da un pezzo. Davanti ai tuoi occhi. Ed io mi voltai. Gli dissi. Sei il mio risveglio. Sei la mia scia. Abbracciami ora. Fatti ammazzare. Senza parlare. Gli dissi così. Ti leccherei ogni ferita. E ne godrei. Ne impazzirei. Voltati Angelo che ti strappo via quelle macchie che t’oscurano il viso. Voltati e fatti guardare. Fatti pulire la faccia sporca di tempo. Fatti lavare dagli occhi le ombre dei vecchi fantasmi. Questa dolce decadenza rivendica la carne. Rivuole la carne. Ed io devo dargliela. A costo di violentare me stesso. Togli gli aghi dagli occhi. Vorrei essere una pistola lo sai. Si una pistola. Per caricarmi e spararti potenti proiettili d’anima. Spararteli nel cuore. Ti ucciderei così, per poi salvarti. Ti ucciderei così, violentemente. Per poi salvarti così, teneramente. Gli dissi voltati Angelo e passami il vino. Beviamoci sopra e sediamo quest’anima. Perché la gioia che provo a volte è così forte che uccide. Così forte che uccide. E’ la gioia che l’uomo mortale non prova. Cosa rara per noi la gioia. Così rara che quando arriva fa male. Allora voltati Angelo e passami il vino. E baciami già che ci sei. Ti berrei il dolore dalla bocca come se fosse vino. Lo farei. Ne morirei. Lo sai. Allora gli dissi voltati Angelo. Diventa una pistola e sparami. Potenti proiettili d’anima dritti nel cuore. Dammi del Valium. Dammi potenti gocce distillate che addormentino l’anima fino a domani. Perché potrei morire per un’emozione. Allora gli dissi Voltati Angelo e sorridi. Vorrei non possedere il dono del sentire. Vorrei non saper svelare ogni bugia. Vorrei poterle ingoiare così le bugie. Come fanno tutti. Come potenti gocce distillate che addormentino l’anima. Allora guardami in faccia e sorridi. Ed insegnami come si fa. Insegnami come si fa. A. Smettere. Di. Volare.

Voltati Angelo e sorridi. Siamo gli angeli che il futuro non ha ancora cancellato. Siamo gli Angeli capaci ancora di morire per un’emozione. Quindi, voltati Angelo, ora, e sorridi. Che cosa hanno visto. Che cosa hanno visto i tuoi occhi che io adesso non vedo. Ho un fuoco che brucia dentro. Ho un fuoco che brucia. Dentro. Che arde e consuma. Dammi i tuoi occhi. Dammi i tuoi occhi. Così che anch’io possa vedere tutte le cose che non ho visto. Li bacerei così i tuoi occhi. Bagnati di lacrime nella loro folle agonia. Potenti gocce distillate che addormentino l’anima fino a domani. Non c’è essenza che possa ora sedare la smania che ho dentro. Non c’è essenza così potente che possa, ora. Che possa. Ora. Che possa…

Che cos’ha di insano questo amore. Non l’ho meritato. Questo dolore. Non ho chiesto la sua fine. Mi strappo via le ali. Non voglio più volare. Non voglio più vagare. Fra le ombre di questo palcoscenico. Ma che cos’ha di speciale questo amore, che da eterne eternità si propaga nel mio cuore. Come rabbia. Come macchia che non posso cancellare. Regge gli anni degli affanni e dei sorrisi. Di tutti i compromessi. Tiene il peso delle lacrime. Che tu sia maledetto amore mio. Quale insano amore, ci condanna qui. Risalire la sorgente, fino alla tua bocca e poi… morirti negli occhi. Lasciarti morire. Nei miei occhi. Ma che cos’hanno di così accecante i tuoi occhi. Se non la luce che filtra nelle retine per nutrire l’anima. Quale insano amore, ci condanna qui. Ci costringe ad amarci senza pietà l’uno dell’altro. Ci condanna ad uno sguardo, che poi, sarebbe durato per sempre. Che cosa mi sarei inventato. Per prenderti la mano, alzarci in volo, voltarci indietro, e poi. Volare contro il senso della vita. Curandomi di te, in caso di caduta. Con baci stelle e lune da appoggiare sul tuo cuore. Ma che cos’ha di insano questo amore. Che non riesco a strapparmi via dal cuore. Senza correre il rischio di strapparmi via ogni singolo sorriso. Perso in te come nella trama di una fiaba. Intrappolato nell’eternità dei tuoi occhi. Non so uscirne. Non voglio. Rammento. La chiave violentò la serratura. Tre giri. Separavano quelle labbra, sfiorate dal freddo pungente del mondo. Fino al mio collo. Quale insano amore mi ha portato qui. A fissare un disegno e ad aspettare. Di vederlo volare. Di vederlo volare. Nel sogno di un cielo che ho dipinto color favola. Dai toni porpora. Quale insano amore mi ha insegnato l’umiltà. Il saper aspettare. Mi ha insegnato a gioire di quei momenti vissuti insieme, nascosti agli occhi del mondo. Senza aspettarmi niente. Quale insano amore, mi ha legato mani e braccia, imprigionato in una stanza, ad aspettare di vederti atterrare. Come un angelo sulle mie ginocchia. Per poi contarti ogni piuma, per poi leccarti ogni ferita. Per fare del tuo viso la più bella immagine da appendermi nel cuore. Per fare del tuo corpo una chitarra elettrica che avrei suonato con l’archetto di un violino. Su note gravi. Su corde tese. Violentandoci teneramente. Quale insano amore. Mi ha permesso di accarezzare la tua fronte, i tuoi capelli, il tuo capo sulle mie ginocchia, mentre dormivi leggero, dimenticando ogni dolore. Tu che alberghi ormai nelle mie sinapsi. E come spettro ti aggiri, trascinando catene, nella mia stanza. Quale insano amore ci condanna qui. A cercarci ovunque. Nel sangue e nella carne. Nella bellezza di ogni cosa in transito innanzi ai nostri occhi. Quale divina magia, ci ha innalzati così in alto, ci ha fatti volare sul mondo. Non un sogno, non un’illusione, tu ed io siamo esistiti, siamo esistiti insieme. Quale malato amore ha scelto per noi, ha deciso il momento in cui gli occhi si sono incontrati e innamorati. Della bellezza in essi racchiusa. Quale insano amore ci ha condannati qui. Ad aspettare. Ci ha consumati nelle ossa. Corrosi nell’anima. Quale insano amore mi ha fatto pensare di poter sfidare il mondo, ed averti mio per sempre, alla luce del giorno. Quale insano amore, mi ha dannato nella visione di quella pelle rosa e ad assuefarmi di essa. Come oppio nei miei sensi. Per la quale avrei peccato e poi peccato ancora …e poi peccato… Quale insano e malato amore, il tempo non ha mai graziato. Oggi, vive ancora in me, come indelebile parte dell’anima, come indivisibile porzione del cuore. Maledetto amore. Ero soltanto un bambino, quando mi venne donato l’universo, ho solo cercato di reggerne il peso con le mie braccia, come meglio ho potuto.